La libertà è la più primitiva forma d’amore verso se stessi, è la propria personale fonte di autodeterminazione.
Un uomo normalmente, oggi, nasce libero.
Un neonato infatti, quando viene al mondo è come se fosse una
scatola vuota che i genitori in primis ed il resto della società in secundis, riempiono
quotidianamente con regole e dettami necessari a colmare questa scatola. Se un
contenitore è vuoto e viene riempito lo spazio libero al suo interno,
quest’ultimo diventa spazio occupato e anche l’aria tende ad uscire per favorire
l’ingresso di altri oggetti.
Nel bambino è uguale.
Ciò che interiorizza come
insegnamento dall’ esterno espelle o limita la libertà naturale che è dentro di
sé.
La libertà non deve
essere conquistata, deve solo essere riscoperta, dentro di noi. La
nostra personale libertà ci permette di autodeterminarci. Se ho fame mangio, se
ho sete bevo, ma se avessi fame e qualcuno mi obbligasse a non mangiare, allora
sarei privato della mia libertà di autodeterminazione.
Per la
verità, nella nostra società, si impara a perdere la propria libertà in favore di beni definiti
superiori che, spesso, sono le regole per il bene comune o del prossimo.
Si limitano le
proprie azioni per permettere che anche gli altri possano vivere ed alimentare
le proprie. I limiti, quindi, sono le pareti della nostra scatola e gli oggetti sono le
informazioni che occupano la nostra dimensione interiore. Più regole ed informazioni
od esperienze altrui ci sono, meno libertà personale esiste. Per cui la scatola, come la
nostra vita interiore, risulta piena di altro e vuota di noi.
Facciamo un esempio..
un bambino libero a tavola si alzerebbe volentieri durante ogni portata parchè
stanco di stare seduto. Sono i genitori che lo obbligano a sedersi perché,
altrimenti, se tutti i bambini facessero in questo modo, in un luogo di ritrovo
i pargoli farebbero confusione e disturberebbero le chiacchiere degli adulti
oppure il lavoro di altri.
Viene limitato il noi
in favore del piacere di tutti, per cui il noi o l’io si svuota nel nostro
essere, per favorire il bene comune.
Ma, il bene comune
non può essere raggiunto attraverso la limitazione delle nostre libertà,
altrimenti questi comportamenti produrrebbero, come di fatto fanno, un elemento
di distorsione della libertà personale e quindi una insoddisfazione
introspettiva postuma. Ovvero, una insoddisfazione personale generata da
una esterna limitazione imposta, a favore di un bene che non riconosciamo come
nostro perché, appunto, imposto.
La libertà si
raggiunge solo attraverso la mancanza di dipendenza. Attraverso la regressione
alla nostra primordiale scatola vuota. I sentimenti od i desideri devono
affiorare attraverso la pace e la tranquillità. Attraverso il non possesso e la
fratellanza, per raggiungere prima il vuoto e poi il tutto del nostro mondo.
Se ci pensiamo un
attimo insieme, ogni cosa ci opprime: dalle tasse, ai debiti, alle proprietà,
alle relazioni, fino ai sentimenti. Dobbiamo svuotarci rovesciando la scatola,
facendo uscire tutto ciò che abbiamo dentro, riscoprendo noi stessi ed i nostri
intimi desideri laddove niente e nessuno può ostacolarci. Sono le cose che
abbiamo che ci incatenano l’anima, ma la chiave delle nostre catene è dentro di
noi.
Semplicemente
dobbiamo liberarci di ogni cosa. Di tutto ciò che abbiamo. Per smetterla
di essere schiavi della nostra società. Per riscoprire il nostro intimo essere.
Oggi possedere
qualcosa vuol dire essere schiavi di qualcosa di diverso. Sembra una stranezza
ma è la realtà. Se io domani acquisto una bella macchina, il giorno dopo devo
pagare il bollo. Ma perché???? Io non ho già acquistato la mia auto?? Ecco la
schiavitù del nostro essere, ecco le catene della nostra vita. Perché devo
pagare per possedere?? Allora tanto vale non desiderare di acquistare un’auto e
non acquistarla, meglio allora nutrirsi del necessario e condividere il
superfluo.
Oggi l’uomo è
abituato a possedere ogni cosa, anzi, in più, spesso, è convinto che più possiede
più è ben visto nella società, più è gratificato da questo suo benessere. Mentre
invece per ogni cosa posseduta, non sa, che toglie un anello alle sue catene..
fino a quando non diventeranno strette al muro.
Il possesso si
trasforma infatti in schiavitù, più possiedo e più sono costretto a nascondere
per non dividere ciò che possiedo con la comunità. Attraverso tasse, lasciti,
opere di carità, beneficenza, donazioni ecc..
Ma in verità ciò che
possiedo è mio, e se è mio non devo dividere ciò che è nella mia disponibilità
se non è una mia libera scelta di farlo.
Invece, nella nostra
società non possiamo possedere qualcosa mantenendola libera da un interesse
altrui, semmai dobbiamo nasconderla. Questo, però, non è un concetto sociale ma
di estrema imposizione.
Ancora una volta, la
mia libertà viene limitata, in questo caso dal mio possesso. Ovvero il mio
libero possesso, non è libero se non nei limiti imposti da terzi e quindi la
mia libertà di possedere qualcosa o nel possesso di qualcosa viene sempre
limitata dal volere della comunità statale. Schiavitù.
Non farti governare.. Credi in te stesso..
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