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mercoledì 31 dicembre 2014

Dignità!!!!

 



Talvolta, quando il sole scende mestamente al di là dell'orizzonte che mi pare sconosciuto, accendo una sigaretta affacciandomi gravemente alla finestra, per pensare.  
E la sigaretta che amica mi riscalda, brucia lentamente, tra le dita della mia mano.   

Penso a ciò che vedo ogni giorno della mia vita, a ciò che, come un instancabile osservatore, devo assistere mio malgrado nella nostra amata patria.

Vedo giovani deambulanti bighellonare per le strade con sguardi vuoti, nascosti da risate sforzate, quasi cercassero una risposta al loro girovagare senza una meta precisa. 
Vedo laureati travestiti da camerieri nei bar del centro, sulle porte delle attività in attesa di qualche cliente per dare un senso alle proprie giornate.
Vedo camerieri travestiti da nullafacenti, con in braccio curricula stampati, pronti a gettarsi in ogni dove per affittare un posto di lavoro almeno per il week end.
Vedo operai, un tempo impiegati, per le strade, con gli sguardi nudi, assenti e trasparenti, stringere la mano dei loro figli, delle loro mogli, soffermarsi davanti alle vetrine di negozi sempre troppo vuoti, nei quali non possono entrare ma vorrebbero.
Vedo persone, di tutto punto agghindate, in cerchio, bestemmiare contro lo stato e la crisi e le difficoltà che ogni giorno incontrano per portare a casa il cibo per le loro famiglie.
Vedo infermieri, medici, avvocati, assistenti sociali, camionisti, muratori per le strade della città con vite sprecate, vedo giovani con potenzialità smisurate con le valige in mano pronti ad abbandonare il nostro paese per ricercare una nuova vita al di la dei nostri confini.
Vedo, un'incredibile quantità di potenzialità gettate, abbandonate, perse per la strada e offerte sull'altare del dio denaro, per ingrassare le già ricche condizioni dei suoi discepoli.

Poi, vedo il cuore ammalato di questa società, il veleno ignobile iniettato nel nostro tessuto sociale. I politici. Seduti ai caffè nelle loro giacche firmate, con stuole di scribacchini al loro seguito seduti ai tavoli un pò più in là, che ridono, si scambiano gli auguri, promesse per l'anno nuovo, mentre il popolo disoccupato piange ancora e ancora l'inefficienza dei propri governanti.

Un tempo le piaghe sociali erano, la droga, la prostituzione, ora questo infimo governo ha cancellato nelle nostre memorie i problemi personali, portando alla ribalta una nuova calamità nella nostra società. La disoccupazione.
L'arma migliore per costringere un popolo alla schiavitù, perché genera il bisogno. Il bisogno di un aiuto statale che per questa strada incatena ancora di più il singolo alla sua grassa mamma. Lo stato.

Pochi applausi dalla platea, pochi sorrisi accondiscendenti nella folla urlante, ora cominciano ad intravedersi gli occhi severi, le mani alzate, i denti digrignati, le urla e le pietre. 
Le televisioni cominciano a spegnersi nelle case ed il popolo comincia a zittire questi schiavi dei padroni, imbellettati e con i pantaloni abbassati pronti a leggere notizie troppo spesso falsate nella loro verità.

Le testate giornalistiche cominciano ad essere invendute ed i loro controllati giornalisti fedeli fino alla morte, calunniati, inascoltati e nel silenzio derisi.

Dalla disoccupazione siamo passati alla fame e la fame porta sempre alla ribellione, alla contestazione necessaria per ristabilire l'ordine delle cose, per ritornare a condividere ciò che ci è stato rubato negli anni, ciò che ci è stato preso con il sorriso sulle labbra, ciò che ci è stato tolto e redistribuito ad altri sopra di noi.

I botti, i fuochi, le urla dell'ultima notte dell'anno non saranno gli unici che sentiremo in questo nuovo 2015, saranno l'inizio di un nuovo anno di contestazioni furibonde, nate dal vecchio popolo affamato e deriso per il nuovo popolo indomabile e coeso, che ora non ha più da perdere se non la propria dignità. 

La dignità, la nostra unica difesa contro una vita insulsa che non vale la pena di essere vissuta. Non ce la porteranno mai via se ci uniremo, se insieme porteremo e alzeremo la bandiera della nostra patria fin su ai palazzi del potere, con l' infrangibile fermezza di uno scudo d'acciaio.

Assetati di giustizia e fervido ardore, colpiremo duro senza pietà e a viso scoperto, cosicché possano vedere prima di ritornare nelle loro case divenute buie e solitarie, il colore della disperazione di un popolo calpestato.

Vedo nella folla riunita, madri, padri, figli, pensionati, disoccupati, tutti per mano in un fronte comune, come un muro, marciare come un esercito senza paura e costretto dalla necessità, piegare la schiena dei propri padroni all'unisono grido: DIGNITA'!!


Non farti governare...Credi in te stesso.

martedì 30 dicembre 2014

Ora è giunto il nostro momento!!!!

 


Questa Signori, che ci crediate o no, è la nostra povera Italia. Distrutta, congelata, lerdamente confiscata dall'Autorità ladrona dei nostri infimi governati. Serrande abbassate, pagine e pagine di fallimenti aziendali sulle testate giornalistiche, ristoranti mezzi vuoti od in vendita, cartelli con diciture "svendo tutto per cessata attività" sparsi un pò ovunque. Devastante. Un campo fiorito per Equitalia.

Tanta è la rabbia per questa situazione, tanto è il cordoglio per queste persone che quotidianamente vedono sfumare il proprio denaro, i propri soldi, i propri risparmi, dentro un vorace turbinio di nefandezze politiche, amministrative e di strategie finanziarie del nostro ignobile apparato statale.

Sotto i portici delle nostre città, ciondolanti, ma ancora una volta in piedi, gli anziani. Sono i nostri nonni, i nostri genitori, che dopo 2 guerre mondiali, una manciata di campionati di calcio del mondo persi come tontoloni in una pasticceria, mani pulite, il clientelismo verso i politici, le nipotine ecc ecc ecc.. pensavano forse di averle viste tutte. Invece no. 
Dal baratro nel quale mestamente siamo stati accompagnati, siamo riusciti ancora una volta  a sprofondare. Scavando, scavando, e scavando ancora. Se continueremo così arriveremo in Cina....

Noi, ora, non possiamo restare a guardare, come spettatori increduli difronte ad una magia ben riuscita. Dobbiamo sostenere i pilastri della nostra società, perché un tempo, non lontano, gli anziani di oggi ci hanno sostenuto, elargito mance dalle loro pensioni, baciato con dolcezza sulle guance e accarezzato con le loro dure e fredde mani da lavoratori, stretti al petto per proteggerci ancora una volta, cullati per farci addormentare ed incoraggiato nei nostri momenti più bui.

Ora è giunto il nostro momento. Dobbiamo unirci insieme come un maremoto, per proteggere la dignità che è stata tolta, a loro prima che a noi. 
Confinati, da uno Stato becero e arraffone, nelle loro case ormai vecchie, nei loro cappotti sgualciti, ancora innamorati delle loro cose conservate fedelmente negli anni. Intrappolati da pensioni sempre troppo esigue, per permettere loro di vivere un'esistenza meno solitaria e pregna di dignità.

Non possiamo permettere che ciò continui in questo modo, lo Stato lascia i nostri anziani in condizioni disumane, dopo che per anni hanno tirato il carretto di questa nostra società, dopo che per anni hanno sostenuto il cielo sopra le nostre teste, dopo che per anni hanno difeso la nostra dignità.

Mentre loro, gozzovigliano come lupi sui banchetti dell'Olimpo, come invitati troppo a digiuno per non ingozzarsi nella tavolata imbandita di ogni prelibatezza. Loro lì a guardarci, a impietosamente fregarsene delle persone che, con il loro lavoro hanno ingrassato i loro predecessori e forse favorito, ora, la loro permanenza al tavolo nuziale.

I nostri padri, le nostre madri, i nostri suoceri, nonni, vicini di casa, siano per noi un esempio di rettitudine, di speranza, sempre fieri, sempre austeri nell'aspetto, ma ormai privi di quella forza umana, fisica che gli permetterebbe ancora una volta di imbracciare le armi difronte a questa scempietà.

Che siano un monito incandescente, stampato col fuoco nelle nostre viscere, perché possa farci comprendere una volta per tutte che ora tocca a noi, ora tocca ai loro figli, alle loro nuore, ai loro nipoti, scendere in campo con fiera determinazione, speranza, devozione ed infinita rettitudine, per scacciare questa orda di affamati calpestatori dell'onor di patria.

Nulla è ancora perduto se insieme cavalcheremo verso il muro eretto dalla politica a difesa dei loro castelli d'avorio, se insieme a muso duro affronteremo le mille insidie di questa epica battaglia, se insieme ora e sempre con piglio deciso, chiuderemo a riccio le nostre dita nella nostre mani, per sferrare un colpo più forte del nostro desiderio.

Questa è la nostra casa. Questa è la nostra patria. Sarà il suolo sul quale cresceranno i nostri figli, il suolo nel quale verranno sepolti i nostri padri e le nostre madri, il suolo sul quale abbiamo costruito la nostra vita fino ad ora. Non possiamo permettere che sia arato e seminato da queste immonde scelte politiche.

I frutti marci e maleodoranti che dal nostro suolo nasceranno, saranno, un giorno, ciò che decideremo insieme, oggi, di lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi.

Il presente che compiremo ora, sarà il futuro dietro di noi.

Non farti governare...Credi in te stesso.

lunedì 29 dicembre 2014

Alziamoci..dalla fila!!






Dietro false maschere di compiacimento e fiera leggerezza e dall'alto delle loro posizioni sociali verticistiche, i nostri padroni, ci hanno ormai etichettato come un popolo di lacrimoni, di guasconi, e di senza palle.

Nei loro finti involucri di legalità costituzionale, ora, proprio ora, ridono di noi come se fossimo lo zimbello della corte reale, come se fossimo ai loro occhi i pagliacci del circo che perdono il proprio naso rosso e mestamente, dopo le legnate del compare, lo raccolgono per continuare la messa in scena.

Sembra quasi incredibile come un popolo fiero e orgoglioso come il nostro, sia oggi rintanato nelle proprie case con le spalle al muro, le tapparelle ben chiuse, all'oscuro, intimorito, pensieroso, sempre troppo cauto nelle proprie prese di posizione e attendista quanto basta, per mantenere viva la propria speranza in un cambiamento interiormente insperato.

Sembra davvero incredibile come un popolo che per centinaia d'anni ha governato il mondo e costruito un'impero, fregiandosi delle proprie conquiste, della propria moralità, delle proprie scoperte, che per anni è stato ed è ancora fulcro inesauribile di studi sui principi che ispirano la nostra società tutta nella sua evoluzione, sia ancora senza coraggio ed autostima.

Sembra incredibile ma è così, troppo intimoriti per essere audaci, troppo ingobbiti per essere fieri, troppo incatenati per essere guerrieri. Niente fanti di spade, cavallo o re, ma solo scialbe ombre di fanti di coppe dietro la collina..

Bisogna essere forti per essere giusti. Bisogna combattere per potere vincere, bisogna lottare per poter ottenere. Nulla è perduto! Quando almeno la curiosità di un nuovo inizio si riesce ad alimentare nei propri animi.. La curiosità di come riottenere ciò che ci è stato rubato, scippato, corrotto e calpestato da troppi ladroni buoni solo ad assaltare le diligenze.

E' il momento di risalire la china, di prenderci per mano l'un l'altro senza paura, senza poter pensare al domani. Perché il domani, per noi, è oggi. Altrimenti, in caso contrario, oggi diventerà il nostro passato, domani, ed i rimpianti saliranno dai nostri cuori come centinaia di pugnali fiammeggianti che, inceneriranno il perdono che cercheremo di ottenere da noi stessi per la nostra inattività.

Ricominciamo dai piccoli passi, come i bimbi a gattonare, ricominciamo dalle nostre esigenze primordiali, dal nostro amor di patria, ricercando dentro di noi l'affetto per le nostre origini, per la nostra splendida nazione per la nostra splendida cultura.

Ricominciamo proteggendo noi italiani, abbandonando questo sciagurato Euro, che ancora una volta ci ha incatenato in debiti, decrementi economici e assurdi parametri finanziari. Come se popoli che per migliaia di anni si sono solo annusati dai propri confini, qualche volta dato e ricevuto botte qua è la e a volte affrontati su campi di calcio, possano d'incanto parametrarsi ad esigenze comuni.

Impossibile! Popoli diversi possono avere moneta comune solo quando il sistema sociale, economico, militare e di governo è comune. Pensate all'inghilterra..non ha dato il proprio consenso e oggi, ancora una volta, ride di noi.. Gli altri paesi.. schiavi dei propositori. E noi.. schiavi dei nostri firmatari.

Ma poi chi ha dato il consenso per un popolo?? dove è la nostra sovranità popolare costituzionalmente garantita??

Se il popolo non viene ascoltato ma bersagliato, incantonato, sbeffeggiato, affamato e disgregato nella sua unità, che si alzi dalla panchina ed esca dalla fila!!!!

Che riporti la propria giustizia la dove questa è stata calpestata e derisa, che riporti il pane agli affamati!! Le case agli sfrattati!! Il lavoro ai disoccupati!! Il denaro ai lavoranti!! Le medicine agli ammalati!! La dignità ai pensionati!! L'onore ai disadattati!! E le carceri ai loro disonesti governanti!!

Che bruci questo ardore nei cuori degli Italiani, che divampi questo fuoco che non ferisce ma che riscalda, che avvolge, che ispira le azioni di uomini ancora una volta chiamati a contrastare l'egida dei potenti.. Perché non esiste mai tempo per cedere le armi.

Non farti governare...Credi in te stesso.


domenica 28 dicembre 2014

Ci volevate schiavi.. Ci avrete ribelli!




Ci volevate schiavi.. e allora ci avrete ribelli, come una frana inarrestabile da un pendio scosceso, come uno tsunami violento, inarrestabile e martellante, come un'eruzione vulcanica che devasta ogni cosa che incontra sul suo cammino o come un virus letale al quale ancora non avete trovato una cura.

Ci volevate schiavi.. e allora ci avrete così come siamo, stanchi delle vostre inutili illusioni propugnate da maghi da quattro soldi delle quali magie, si intravedono chiaramente i trucchi anche da lontano. 

Attenti!!!! Ora il tempo è finalmente giunto. Basta con gli applausi, gli autografi, le strette di mano, i tappeti rossi stesi per il vostro arrivo. 

Ora al vostro passaggio subirete le nostre critiche, le nostre grida, i nostri insulti, le nostre prese di posizioni sempre fiere, sempre illese, mai costrette a nascondersi dietro la retorica.

Vi aspetta un nuovo inizio, dopo il lento naufragare delle vostre promesse mai mantenute, mai nemmeno intraprese. E' finito il tempo dei balletti linguistici e dei contratti con gli italiani, ora avete creato, da soli, un esercito di insoddisfatti, di prigionieri tambureggianti solo di speranze vestiti, ma profondamente consapevoli della loro forza.

Ora basta con questa continua ed incessante presa di posizione a favore di immigrati, che sbarcano quotidianamente nelle nostre terre. Ora basta con le sempre troppe elargizioni caritatevoli a spese nostre, con i nostri soldi, che non abbiamo o che comunque dobbiamo trovare per evitare pignoramenti sulle nostre proprietà, per favorire il benessere di stranieri suoi nostri confini.

Prima NOI!!!! Prima gli ITALIANI!!!! Gli affamati, i senza tetto, i disoccupati, gli anziani, i pensionati, le madri single senza un lavoro. E poi.... e poi.... e poi.. se rimarrà, solo dopo aver rimpinguato le casse ormai vuote del nostro stato, solo dopo aver aiutato la ricostruzione delle nostre aziende, solo dopo aver eliminato la disoccupazione tra i nostri confini, solo dopo aver riconsolidato una nostra moneta, solo dopo aver ripresentato l'immagine dell'italia agli occhi del mondo, solo allora.... gli altri. In questa attesa che aspettino, come facciamo noi ormai da anni, come mai e poi mai avremmo dovuto fare noi in casa nostra.

Ora basta con questa ipocrisia pseudo socialista e di chiara ispirazione cristiano naturalistica. Il nostro popolo ora deve guardare solo a noi. In casa nostra, nelle nostre aziende subissate dalle tasse statali, alle nostre abitazioni oramai obsolete come il nostro stato ladrone, non possiamo più vivere in questo modo.

Ogni maledetto giorno, dobbiamo confrontarci inesorabilmente con le pretese di questi governati che sembrano carogne sopra i nostri corpi esanimi. Prima l'aumento dell'iva negli scambi commerciali, poi le utenze, ora che hanno capito che molti italiani tornano, per risparmiare, ad utilizzare fonti di riscaldamento alternative come le stufe a pellet, hanno pure imposto l'aumento dell'iva del doppio sulla vendita di questo materiale.

Ora basta!!!! finiamola una volta per tutte con queste bugie di tale bassezza, dove vengono proposte riforme, mai e poi mai utili ad un miglioramento sociale ed economico della nostra condizione di schiavi. 

E' l'ora della rivincita dei nerds, dei loser, dei sottomessi, degli onesti, delle persone che non riescono nemmeno ad organizzare un cenone di natale e devono riunirsi nelle chiese per condividere un pò di speranza.

Che la nostra disillusione e frustrazione e commiserazione di trasformi in contagiosa rabbia, in entusiasmo propositivo, in calamita per i nostri vicini. Che questo benevolo virus di trasferisca momento dopo momento, giorno dopo giorno, speranza dopo speranza, casa dopo casa, affichè la scintilla della contestazione possa trasformarsi entro sera in un incendio devastante.

Sia quel che sia, ma mai indifferenza di cittadini buoni.

Non farti governare... Credi in te stesso.

sabato 27 dicembre 2014

La caduta di Babilonia



Nessun giro di parole, ma crudo e duro come il ferro appena battuto, nessuna locuzione caritatevole o benevola per i bimbi in lettura. La semplice verità. Babilonia è pronta a cadere.

Come Ciro il Grande (Ciro di Persia) fece con la città della perdizione e della lussuria, la grande prostituta come la chiama la Bibbia, così oggi sembra riproporsi la medesima situazione.

Anche Babilonia sembrava, ai più, una città invalicabile ed inespugnabile, ma le cronache ci raccontano che non fu per nulla difficile la sua presa.

La città era al tempo attraversata da un fiume, l'Eufrate, che inondava il fossato difronte alla città, questo rendeva impossibile ogni attacco in quanto quest'ultimo non poteva essere attraversato. Ma Ciro il Grande non si fermò, ed escogitò la strada della sua vittoria, deviando le acque del fiume rendendo il fossato guadabile. Poi colpì. 

Quasi senza combattere. Entrò all'improvviso tanta era la distrazione mista a sicurezza dei babilonesi che, erano più impegnati a banchettare, a gozzovigliare e ad ubriacarsi piuttosto che a concentrarsi sulle proprie difese.

Ciro lo sapeva e quasi senza battaglia Babilonia cadde in una notte e la città dei piaceri perì sotto i colpi della rettitudine. 

Ora, come allora, anche noi abbiamo la nostra Babilonia che, non pensa a difendersi. La storia ci insegna che i padroni non si difendono dai loro schiavi, li affamano e questa loro superiorità li rende ancor più potenti.

E' solo la paura dei deboli, dei soggiogati che rende i padroni forti e senza timori. Il motivo risiede solo nella condizione mentale degli individui.
Schiavi liberati restano sempre schiavi e dopo la loro liberazione cercheranno un nuovo padrone per prestare i propri servigi. Gli schiavi sono tali solo per condizione mentale. 

Da schiavo a uomo libero. E' dentro di noi che dobbiamo rompere le nostre catene che ci inchiodano alla condizione mentale che ci è stata insegnata.

Oggi, babilonia è nuovamente pronta a cadere, sotto i colpi incessanti dei propri sudditi,  sfruttati, maltrattati, disillusi, provati dalle mille difficoltà incontrate ma incazzati come bisce, stanchi, irrequieti e privi di ogni aspettativa del proprio futuro.

Ci credono perdenti, dominati, nati per lavorare al posto loro, vivi per rimpinguare le loro tasche ed aumentare i loro benefici gerarchici, come leoni in gabbia buoni solo ad essere esposti nei loro circhi, per sfamare le loro famiglie con il nostro sangue quotidiano.

E allora che Babilonia cada, sotto i nostri colpi, sotto le nostre vergate pregne di rimpianti e lacrime ma dense di caldi auspici per un nuovo inizio. 
E allora che Babilonia cada, come un padrone sotto i colpi dei propri schiavi liberati dalle catene, per troppo tempo strette ai loro polsi. 
E allora che Babilonia cada, come un addestratore sotto i colpi degli artigli dei leoni che si ribellano, dopo che hanno devastato le gabbie della loro prigionia.

E allora che sia così una volta per tutte, che sia pura e candida come il colore della neve fresca ma forte e spietata come l'aggressione furibonda di un predatore.. questa nostra contestazione.

Non farti governare...Credi in te stesso.



venerdì 26 dicembre 2014

Io non ho paura




Niente paura. Nessuna remora di fronte ai nostri padroni, straordinariamente ricchi nella loro opulenza gerarchica, nascosti nelle loro piramidi dorate dove il vertice più alto eguaglia solo la loro ambizione.

Niente paura di ciò che potrebbe riservarci il futuro, perché in modo diverso saremmo nuovamente schiavi e allora come ora perdenti, loser.

Ancora una volta è necessario ritornare in campo per pretendere il rispetto della nostra libertà, della nostra sovranità popolare. Rubata, scippata sotto i nostri nasi, sotto i colpi e le bastonate di una classe dirigente priva di scrupoli e riguardi verso il suo popolo.

Ogni passo in avanti di questi padroni equivale ad aspettarsene almeno due indietro in favore di un sempre più ricercato benessere economico, di loro stretta spettanza e con noi assolutamente non divisibile.

Ancora una volta è necessario ribellarsi alle strette catene ed alle continue ed incessanti sconfitte che ci vengono stampate sul muso, marchiate sulla pelle per permettere a questi pseudo burocrati una vita serena e tranquilla.

E se il fuoco ci incenerirà, risorgeremo da uomini liberi. Come una fenice dalle sue ceneri. Per sempre libera.

Siamo venuti al mondo per condividere la bellezza di questo pianeta, per accrescerla attraverso le nostre capacità e per condividerla insieme nel rispetto delle regole naturali e di vita comune. Ma oggi a differenza di ieri, pare che l'uomo abbia dimenticato i veri valori che lo hanno contraddistinto nel creato: Onore, libertà, rispetto.

E' come se l'umanità si fosse seduta, avesse preferito sottostare alle minacce ed alle angherie dei potenti, per non essere sottoposta ai giudizi dei propri padroni, salvo sfogare le proprie repressioni all'interno dei propri nuclei famigliari, fomentando solo la divisione.

Un popolo diviso è facilmente governabile. Ed infatti, prima è stato distrutto il concetto di famiglia, la prima cellula che da origine al corpus sociale, per esaltare la ricerca della propria singolarità, proprio per favorire una rottura evidente tra l'io ed il noi. 

Hanno ingrassato la nostra terminologia con parole che 20 anni fa forse non si conoscevano nemmeno come: single, oppure mestieri, sport o attività ludiche individuali come facebook, dove si è da soli senza contatto reale con altri soggetti.

Tutto per creare la divisione degli uomini, che fino ad una decina di anni fa si ritrovavano per organizzare, per divertirsi, per creare. Ora, invece, ognuno di noi è solo, in un contesto comune, già organizzato dove la propria decisione è limitata solo al partecipare o meno a ciò che è stato già costituito.

Se questo è il futuro, io non ho paura di combatterlo, di dissociarmi da esso, preferisco vivere la mia vita libera da condizionamenti, da obblighi, ma una vita che mi sono scelto e che non mi è stata imposta da altri senza il mio beneplacito.

Ora. Perdenti si, ma pronti alla rinascita, alla contestazione urbana, strada per strada, balcone dopo balcone, famiglia dopo famiglia, schiavi, per ora, si, ma pronti a tutto perché indistruttibili, ingovernabili, non telecomandabili, privi di paure perché privi di un futuro chiaro e sereno dove far crescere i nostri figli.

E' venuto il tempo di gremire le piazze, di discutere insieme di come far migliorare la nostra vita in società, lasciando perdere le etichette che ci hanno appiccicato addosso, senza paura di poter gridare le nostre necessità, le nostre insicurezze e le nostre insoddisfazioni da uomini liberi.

Niente paura del nostro futuro, ma orgogliosi insieme del nostro passato, stanchi delle sberle, degli sputi e delle secchiate di merda ricevute dai nostri padroni, siamo quello che siamo perdenti, si, ma.. milioni di perdenti generano insieme, dopo la tempesta, la pretesa di un nuovo inizio.


Non farti governare...Credi in te stesso.

venerdì 19 dicembre 2014

Ancora in piedi





Eccoci qui ancora in piedi, dopo le mille bastonate ricevute, dopo le critiche, le prese in giro, le nocche rotte. Di fronte al nostro pc. Ci accendiamo una sigaretta e ascoltiamo il calore del fumo che ci brucia la gola per ottenere un attimo di pace.

Ma ancora schiavi. Ancora soggiogati dalle nostre isteriche prese di posizione qualunquistiche che affogano nei nostri rimpianti ed in qualche vaffanculo al mondo che ci scappa da dentro le nostre scatole di cartone.

Ma ancora in piedi. Ancora vivi. Pronti però a risorgere dalle nostre ceneri come una fenice. Nuovi come giornali appena stampati.

L'effetto domino delle nostre speranze ci costringe giorno dopo giorno a varcare la soglia delle nostre illusioni, per tirare una boccata d'aria nuova. Senza sapere, però, che siamo noi a volere ciò che abbiamo.

Siamo noi che abbiamo in mano il nostro futuro, siamo noi che abbiamo scelto il nostro passato e che comunque vada accettiamo il nostro presente. Tanto, il sole sorgerà lo stesso domani.

Mentre invece non riusciamo a capire che, se vogliamo, possiamo ottenere ciò che abbiamo sempre desiderato se restiamo uniti, se insieme affrontiamo la tempesta. Una goccia d'acqua probabilmente non scalfisce nemmeno una foglio di carta, ma milioni di gocce possono creare un maremoto. E poi??

E poi, nulla. Ci rimetteremo sotto per ricostruire dalle nostre macerie ma, con al fianco la nostra libertà di esseri umani consapevoli. Grati a noi stessi per aver spezzato le catene. Per aver reso possibile ciò che prima era forse solo auspicabile.  

Intanto abbiamo lottato per ciò in cui abbiamo sempre creduto, per ciò che i nostri genitori ci hanno sempre insegnato, per ciò che i nostri figli otterrano da noi come eredità terrena.

Niente ripensamenti, niente seconde possibilità celate dalle nostre contrite remore di cittadini lassisti. Ogni cosa va al suo posto se noi lo vogliamo senza obiezioni di sorta, senza appelli. Il resto, tutto il resto rimane li come noi non lo volevamo..

Dietro ciò, forse solo la nostra inconscia condizione di schiavi, di diplomatici danzatori sulle funi, senza reti di protezione. Come se amassimo l'equilibrismo delle nostre vite, come se ogni cosa avesse la propria strada e noi come locomotive sopra a dei binari la seguissimo per paura di deragliare. Ma il momento è ora, quello di riprenderci ciò che è nostro per diritto naturale.

Per riprendere la nostra libertà, per riportarla a casa come se fosse rimasta li ad aspettarci, senza che il tempo le smussasse gli angoli.

E' l'ora di scendere in campo per riconfermarci padroni delle nostre vite, migliori rispetto a chi ci ha preceduto e che non ha lottato per ottenerlo, per essere gendarmi a difesa della nostra libertà.

E' l'ora giusta, per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno, per spegnere la sigaretta accesa ed il pc. Per alzarci in piedi, retti sulla schiena, saldi al terreno, fermi nella volontà e determinati come uomini liberi.

E' l'ora giusta, prima che sia troppo tardi..

Non farti governare.. Credi in te stesso.


lunedì 15 dicembre 2014

Sovranità popolare




La società nella quale viviamo, oggi, ha perduto definitivamente il rispetto nei confronti di questo meraviglioso concetto sociale. La sovranità popolare trae le sue origini dalla nostra storia, come estensione della libertà personale di ogni individuo nella propria partecipazione sociale, poi applicata negli anni a concetti elettorali e di vita comune. 
La sovranità popolare è una dottrina che si deve interpretare nella sua intima essenza come un potere attribuito dalla popolazione alla popolazione stessa, per la gestione della comunità intera. E’, come detto pocanzi, un’estensione di sé in un contesto territoriale e di vita comune. Dove il proprio potere di autodeterminazione viene condiviso insieme ad altri senza limiti di doveri ma, al contrario, con diritti di espressione comune.
Quindi, estensione di sè in un infinito finito, ovvero estendere se e quindi trascendere la propria persona nelle relazioni con gli altri. Decidere per esempio di utilizzare una moneta alternativa, od una forma di scambio come il baratto è una pura espressione di sovranità popolare. Non condividerla o addirittura avere la pretesa di limitarla è, una vera e propria forma di dittatura sociale.
Il nesso risiede sempre nella nostra libertà personale. Noi decidiamo di modificare le regole, quando qualcun altro lo fa per noi è sempre una forma di potere imposto che, nella nostra società attuale, è permesso dal lassismo sociale nel quale viviamo. 
E’ imposto perché nessuno lo ritiene imposto ma solamente accettato dal nostro lassismo, dal nostro vivere da schiavi. Uno schiavo, infatti, sarà sempre uno schiavo finchè accetta la sua condizione, se fosse liberato cercherebbe un altro padrone. Quando invece lo schiavo si libera da solo attraverso un suo percorso di riconoscimento personale, allora il suo destino potrebbe cambiare.
La dittatura sociale è una forma di dominio sulle persone che si manifesta attraverso una oligarchia, dove poche persone hanno il potere su molti o monarchia, dove una sola persona ha potere su molti. 
Il concetto di base comunque rimane lo stesso. La maggior parte delle persone rinuncia volontariamente alla propria libertà in favore di un potere assolutistico spesso autodeterminato. Questa dittatura si applica al tessuto sociale prima ancora di essere strutturata nel potere decisionale in campo economico, giuridico ecc.. 
La storia ci insegna erroneamente che il potere nasce per attribuzione da dio o da diritti di nascita. Invece l’uomo, sempre, attraverso il proprio lassismo, ha concesso il potere ad altri disinteressandosi delle conseguenze future, rinunciando proprio alla sua libertà di autodeterminazione. 
La dittatura sociale nasce da noi, come ogni cosa. Siamo noi in quanto individui inconsapevoli della nostra consapevolezza a schiavizzarci, a incatenarci da soli. Come schiavi. La dittatura fa il suo corso attraverso le nostre negligenze come esseri sociali, come individui ormai privi di istinti di libertà.
Ma, attraverso la propria libera manifestazione di libertà gli uomini affrontano il loro percorso di vita, l'uomo nasce, cresce, costruisce il mondo attorno a sè e muore.
E quando tutto sembra finito, quando la luce sembra ormai spenta, quando tutto cade a pezzi, l'uomo lo ricostruisce dalle macerie un'altra volta ancora, ma molto più maestoso e migliore di prima. Ecco quello che facciamo.
Guardatevi intorno ed ammirate le bellezze di cui ci circondiamo ogni giorno della nostra vita, godetevi le meraviglie che l'uomo è in grado di creare perchè l'uomo è stato forgiato così, duro, per imprese di notevole grandezza.
Siamo tutti stanchi di queste molli generazioni di individui senza spina dorsale, ormai reticenti di un'epoca passata sotto l'egida delle ispirazioni yuppies.
Noi, come uomini, siamo nati per governare e non, per farci governare da un manipolo di burocrati che, ci vuole solamente incatenare ai nostri timori più reconditi. Dove il loro primo desiderio è che il prossimo debba restare fermo, buono, soggiogato, dove non bere, non fumare, non guidare la tua macchina troppo veloce, paga le tasse, rispetta chi ti soggioga, sono le prime regole che devi rispettare. Allora io dico BACIATEMI IL CULO.
Smettiamola di vivere quotidianamente carichi delle nostre titubanze, controllati a vista dai nostri analisti, preoccupati costantemente dagli esami ospedalieri che altri ci impongono di fare perchè prevenire è meglio di curare.
L'uomo vero non scappa di fronte alle difficoltà della vita, non piange dietro l'angolo di casa per i debiti che deve sopportare, l'uomo vero nasconde i suoi sentimenti di fronte agli altri e combatte duramente per ideali ed obbiettivi personali o comuni che intende raggiungere, perchè: non sono cazzi tuoi di quello che faccio.
L'uomo vero che io conosco ti colpisce al volto, e poi ti dice "Grazie per essere passato".
Non farti governare.. Credi in te stesso


lunedì 8 dicembre 2014

Il lassismo sociale



Il peggio è essere schiavi di una nostra costruzione mentale. 
Il nostro modo di ragionare oggi è completamente sbagliato su ogni cosa. Siamo scatole piene di informazioni non nostre, imparate ma non elaborate. 
La nostra società oggi ci costringe a correre, ad andare di fretta, velocemente. Perché secondo Voi?
La società ci spinge a non ragionare, a velocizzare ogni cosa per controllare le vite delle persone attraverso l’ arma più potente che ci sia: il lassismo sociale
Il lassismo sociale non è solo un concetto di natura sociologica ma, di più, uno strumento di controllo delle masse. Di per sè, questo parametro trae origine da un sentimento comune di ogni popolo che, si disinteressa delle proprie vicessitudini sociali.
Il popolo viene distratto dalle proprie condizioni personali, dalle proprie ed inevitabili singolarità individuali che, catalizzano ogni risorsa nello sviluppo della propria singola vita, in quanto, distratti dalla ricerca di obbiettivi imposti dalla società.
Da ciò nasce e si diffonde il germe del lassismo o, se preferite, del disinteresse sociale che permette ai governanti di avere campo libero nelle decisioni sociali. Semplicemente perchè, il disinteresse del popolo, attribuisce potere a chi lo deve governare.
Le persone, in genere, non pensano a ciò di cui stiamo parlando ora, perché troppo impegnate a portare i bambini a scuola, a lavorare, ad andare in palestra o a cena fuori, etc… Ogni cosa che facciamo non ha più un valore per noi, ma ha solo un valore economico. Quanto mi costa fare questo? Quanto mi costa venire con te a questa cena? Etc.. 
Non diamo più un valore alle cose per come sono o per come possono essere recepite dal nostro essere, ma solo attribuiamo, ad esse, valori economici. La nostra società così può meglio controllarci. Ci distrae, incoraggiando proprio l’ annullamento della nostra libertà. 
Un popolo, è meglio controllabile se soggiogato, se indebitato, se incatenato a retaggi sociali o giuridici, se imprigionato nel proprio lassismo sociale. 
La libertà, è l’ arma migliore in mano ad un individuo consapevole. Come può la nostra società controllare ogni individuo se l’ individuo non si parametra costantemente con essa?
Io non sono certo eversivo. E non ho interesse ad esserlo. Sono solamente conscio della mia interiorità e del mio essere. La società non mi obbliga ad avere denaro o proprietà o beni materiali in genere, al contrario mi obbliga a pagare tasse quando il denaro lo trasformo o lo trasferisco. Se io non lo riconosco e quindi non lo trasformo o trasferisco, come posso essere eversivo?
Taluni mi chiedono come si possa vivere una vita senza possedere?
La mia risposta è semplice: nello stesso modo in cui si vive una vita attraverso il suo contrario… Solo che si accetta la condivisione come strumento principale del vivere quotidiano, ed in quanto tale, necessario per soddisfare le ordinarie necessità. In questo modo, il baratto è l’ unica forma di condivisione, è un modo diverso di vivere. Se un professionista invece di farsi pagare in moneta, emettere fatture, ritenute d’ acconto, ecc.., si facesse rimborsare da un contadino con della carne, delle uova o altre cose, non sarebbe comunque una forma di retribuzione?
In questo caso dunque, non ci sarebbe nessuna forma di dipendenza da terzi soggetti. Sarebbe una transazione di natura commerciale ma senza alcun tipo di dovere nei confronti di altri. Ma, in ogni caso, soddisfattiva di entrambe le parti. Più ancora, e se decidessimo di usare una moneta alternativa, allora cosa penserebbe il resto della nostra società?
Ritorniamo ancora allo stesso concetto di prima. Il valore di una cosa chi la da? Noi, siamo sempre noi… 
Vedete, in principio le leggi costituzionali stabilivano la sovranità popolare. Concetto, indipendentemente dal pensiero dei nostri governanti, ancora tutt'oggi legalmente in vigore nel nostro ordinamento. Per cui, se noi siamo sovrani, come popolo, allora possiamo condividere, accettare ed utilizzare, anche monete diverse da quella con corso legale.
Siamo noi che accettiamo lo strumento che desideriamo utilizzare, siamo noi che possiamo creare e mantenere la nostra società con un assetto più consono alle nostre esigenze.

Non farti governare.. Credi in te stesso.

mercoledì 3 dicembre 2014

La schiavitù ed il denaro



Il denaro non è niente è solo uno strumento, come la ricchezza è una condizione di vita che, si costruisce attraverso un nostro modo di attribuire valore alle cose che ci circondano. Se attribuissimo un valore di scambio all’ amore, la ricchezza non esisterebbe, oppure non sarebbe intesa nello stesso modo in cui possiamo immaginare ora. 
Sarebbe l’amore in se stesso a generare lo scambio tra gli individui. In cambio delle quantità di amore che sono in grado di trasferire ricevo un bene che desidero.
Invece, come accade oggi, è l’ esatto contrario. Il denaro rende le persone calcolatrici e fredde e le schiavizza affinché possano riceverlo. Il motivo è semplice, il denaro è una forma di controllo delle masse. Proviamo solo a pensare chi decide la quantità di denaro che deve essere messa in circolazione?
Il denaro è necessario se noi diamo al denaro questo valore. Ad esempio poniamoci questa domanda: se da domani la maggior parte delle persone decidesse che per vivere meglio l’ unica cosa da fare fosse mettere il proprio denaro in una cassetta e ritornare al baratto, cosa succederebbe?
NIENTE. Siamo noi che accettiamo la moneta come bene di scambio!! Se ora avessi bisogno di un accendino per fumare una sigaretta, e chiedessi ad una persona che incontro di darmi il suo in cambio della mia penna, probabilmente accetterebbe se avesse più bisogno della penna che dell’ accendino..
Cio' che manca in questa transazione commerciale è appunto il trasferimento di denaro… E conseguente non pagamento di tasse al nostro stato. In questo modo, non possediamo nulla ma, condividiamo tutte le nostre cose con altri oggetti che ci servono nell’ immediato. Non è il denaro che ci rende ricchi è il denaro che ci rende schiavi del suo potere.
E allora proviamo un attimo a chiederci, se noi diamo il potere ad una cosa affinché sia la cosa poi a ridonarci il potere cosa siamo noi?
Schiavi. 
Infatti, durante l’epoca dello schiavismo chi lavorava le terre dei ricchi possidenti? Gli schiavi..
E allora, se facciamo una rapida connessione psicologica ci accorgiamo che, chi dava potere e ricchezza ai possidenti erano gli schiavi attraverso il loro lavoro. Quindi, questi ultimi davano prima il potere per poi non volerlo indietro..come con il denaro.
Noi diamo il potere al denaro per poi non volerlo indietro, ma anzi per rimanerne schiacciati a nostra volta.
Dobbiamo riconoscere a noi stessi che non è il denaro che ci da la possibilità di migliorare la nostra vita attuale, ma solo il nostro stato d'animo e la nostra capacità di riconoscerci liberi ed, in quanto tali, capaci di decidere al meglio per il nostro futuro.
Liberarci dal denaro vuole dire anche liberarci dalla schiavitù dei potenti, per non essere più soggiogati da una ricerca estenuante e continuativa della ricchezza. Ma solo della nostra felicità.
Non farti governare..Credi in te stesso

domenica 30 novembre 2014

Il relativismo personalistico, la politica ed il denaro.




Ogni cosa è relativa a se stessi e non in assoluto. Se fosse assolutistica, infatti, sarebbe un imposizione di sé o proveniente da terzi. 
Se io amassi calzare solo sandali, qualcuno avrebbe qualcosa da ridire perché probabilmente influenzato da un pensare comune. Il relativismo personalistico ci insegna a liberarci di ciò, per affrontare la quotidianità con sano ottimismo e forza interiore per poter calzare, comunque, i nostri sandali.
Questa dottrina ci aiuta a raggiungere la nostra libertà interiore glabra da influenze politiche o sociali. Siamo noi che determiniamo noi stessi all'interno del mondo e non facendoci pilotare da condizionanti provenienti da terzi soggetti.
I relativismo personalistico trasforma il nostro essere in un individuo pensante, in grado di prendere delle decisioni, a volte anche controtendenza, ma sempre relativamente ai nostri bisogni ed alle nostre necessità. Comprese le scelte della vita comune che, devono essere assorbite da questa dottrina per poi sfociare realisticamente nella sovranità popolare.
Se io sono il padrone (soggetto attivo) della mia vita e non lo schiavo (soggetto passivo) della vita di altre persone, agisco per autodeterminare le mie scelte relativisticamente a me e non in contrapposizione con il mio prossimo.
La moltiplicazione di questa teoria genera, appunto, la sovranità del popolo, ovvero la titolarità di scelte libere e consapevoli, nel rispetto dei bisogni e delle necessità di una comunità. E non scelte oligarchiche generate dal desiderio di aumentare o fortificare il potere dei padroni.
In più, il relativismo e la condivisone di sé ci aiutano, in questo percorso, a non essere sedotti dal denaro o dalla ricchezza. 
Queste dottrine sono necessarie per porre sé al centro del nostro universo, ed a non santificare e privilegiare i beni materiali che ci inducono, solamente, a raggiungere scialbe manifestazioni di opulenza personale. 
La ricchezza od il denaro non servono a vivere una vita migliore ma, semmai, ad aumentare le preoccupazioni per poterlo ottenere con maggiore facilità, od in quantità sempre più cospicue. Il tutto per poter poi soddisfare il bene comune. Ho denaro e quindi devo spenderlo per emulare stereotipi diffusi dai media o dalla società tutta.
Il denaro è stato, fin dall'antichità, fonte di discordia e di insoddisfazione personale nel desiderio di moltiplicarlo rapidamente e, mentre ci dimentichiamo di noi stessi e del nostro essere, dal quale ci facciamo condizionare anche involontariamente. Noi siamo la fonte della nostra vita e non siamo, per origine riflessa, ciò che abbiamo, o vogliamo ostentare nella ricerca di una migliore apparenza rispetto agli altri.
Il relativismo è un concetto fondamentale per raggiungere il Compos sui, perché permette, nel vivere la nostra vita, che ogni azione o comportamento che poniamo in essere relativamente alla nostra singola persona, deve essere in conformità con il resto del mondo.
Nulla può essere determinato in assoluto od ancor peggio imposto in assoluto da terzi soggetti. La libertà è proprio la nostra facoltà necessaria di condividere questa esperienza, che è la vita, in relazione con il mondo. 
Nessuno potrà mai rubarci la nostra libertà, potrà semmai oscurarla o altrimenti rendercela meno evidente, ma per essa dovremo sempre essere pronti a combattere perché, essa stessa, è l’unica nostra fonte inesauribile di vita.
Quindi libertà anche dal denaro.. Quest'ultimo non può e non deve essere in grado di schiavizzarci, non può toglierci la libertà o illuderci di donarcela quando siamo noi stessi ad aver creato questo strumento.
E’ come se costruissimo una macchina e poi ci facessimo controllare da essa, come degli automi della nostra creazione. E’ come se il creatore fosse controllato dalla sua creatura..
Noi attraverso il nostro essere, la nostra forza psicologica, le nostre capacità od abilità, costruiamo ciò che ci serve, ma dobbiamo ricordarci sempre che, siamo noi che non dobbiamo perdere il controllo. Mai.
In verità, anche il nostro apparato statale è stato costruito da noi e per noi. Ma ora da esso ci facciamo controllare perché siamo, incatenati dalla politica.
Chi ci governa è felice delle nostre discordie interne come popolo, derivanti dall'appoggiare schieramenti politici diversi. I nostri governati scelgono appositamente di suddividere la politica in partitismi o schieramenti o coalizioni, purché per il popolo ci sia sempre una scelta. Il motivo è semplice, alimentare la divisione.
E' più facile comandare, controllare e distrarre un popolo diviso piuttosto che un popolo coeso. Siamo distratti dal teatrino della politica, senza accorgerci dell'essenza della nostra vita in comune. Non ci rendiamo conto più, nemmeno, dei nostri diritti perché siamo preoccupati dei nostri doveri. Anche il diritto di voto è stato trasformato dai nostri politicanti in dovere civico di partecipazione.
Per arrivare alla piena padronanza di noi, dobbiamo, quindi, essere glabri da queste infamanti posizioni e dobbiamo ripudiare le illusioni che ci propongono.
Dobbiamo abbracciare la nostra natura di esseri umani, il nostro diritto di partecipazione alla comunità, per riscoprire i caratteri veri ed essenziali del nostro essere uomini. E non schiavi.
Non farti governare..Credi in te stesso.



sabato 29 novembre 2014

La libertà di condividere sé stessi




Condividere vuole dire accettare se stesso libero da ogni limite di proprietà. Ogni cosa che si ha non la si possiede ma la si condivide.
I bambini a scuola condividono i loro giochi. Ma se li scambiassero, sarebbero i genitori ad essere contrari ed andrebbero a fortificare i concetti di proprietà personale dei figli. Per i bambini gli oggetti sono cose da condividere per giocare, per i genitori sono proprietà da non scambiare ma da tutelare come la propria casa, il cibo.. ecc..
La libertà, così, si annulla in favore del proprio egoismo non condivisionale. Ed il nostro essere piano piano si riempie mentre la nostra libertà si svuota di significato, ingrassando il nostro vivere nei compromessi e nelle regole. Infatti, laddove c’è un diritto c’è un dovere..
Ho il diritto di avere una casa ma ho il dovere di pagare le tasse sulla mia proprietà. Perché?? Se è mia..? allora è tanto meglio non avere il diritto sulla mia casa perché in questo modo non avrò il dovere di pagare qualcun altro per abitarla. 
Il mondo mi da ciò di cui ho bisogno.
Io non ho nulla e quindi non ho doveri. Ho solo desideri che realizzo tutti i giorni e che nessuno può impedirmi di raggiungere.
Spesso gli opposti si attraggono, il niente con il tutto, il bianco con il nero e la mancanza con la presenza. La mancanza di un dovere mi da la presenza di un diritto. In questo caso, il diritto di non dover nulla. Ma questo nulla, a sua volta, lascerà lo spazio al tutto della mia esistenza.
Noi siamo ciò che scegliamo di essere, non ciò che gli altri vogliono che noi siamo. Un giorno parlai con un mental coach che mi disse che, se qualcuno cerca scuse mentali (come le tasse sono troppo alte.. Dove vanno a finire i nostri soldi..) per non pagare le tasse, ha la mentalità dell’evasore. Rimasi in silenzio e ricordo che pensai: che fortuna che ho..questa persona non la sto pagando per questi stracci di consigli.
In verità, il buon contribuente è uno schiavo del sistema che, non si chiede mai il motivo del suo contributo ma, solamente, contribuisce senza lamentarsi. Infatti, anche lo schiavo non si ribella, perché ha paura delle frustate.
Se il contribuente si domandasse dove finiscono i SUOI soldi e conseguentemente si rispondesse da solo, sicuramente diventerebbe un evasore. Semplicemente perché, al momento i suoi soldi finiscono nelle tasche di persone che dovrebbero lavorare per la comunità ma che, pensano solamente a rimpinguare sempre di più le proprie bisacce.
Oggi, le nostre tasse, che dovrebbero essere intese come una sorta di "spese di gestione" della nostra comunità, sono più simili a dazi che vanno sostenuti per permettere alle cerchie ristrette di nostri dittatori di sostenere le loro vite d'orate.
Condividere vuole dire manifestare la propria libertà ed allo steso modo manifestare il proprio rifiuto a queste scelleratezze.
Condivido ciò che ho per non essere dipendente da nulla e da nessuno, sono libero ed in quanto tale posso scegliere il mio destino e la mia vita senza vincoli di sorta.
Condividere vuole dire usare insieme, scambiare, partecipare e sviluppare situazioni, sentimenti. Condividere vuole dire, anche, affrontare le difficoltà della vita attraverso il sostentamento degli altri.
Questo termine, ha un significato molto ampio, infatti condividere sé sta proprio a significare come un individuo debba ricercare di vivere la propria vita attraverso la vita degli altri, lasciando che gli individui esterni a sé possano vivere l’esperienza della propria libertà attraverso la condivisione di noi e la ricerca della fratellanza.
La comunanza o comunità è proprio questo, vivere una vita in comune con altri, facendo proprie le esperienze altrui ed altrui le proprie.
Attraverso questo incontro si genera la condivisione di sé e si manifesta la propria libertà di vivere il proprio essere.
Nessuno deve vivere, incastrato e soggiogato in uno schema piramidale al di sopra di noi, utile solo per controllarci, comandarci o schiavizzarci. Noi siamo milioni di schemi monolivello, dove ognuno vive assieme ed accanto all’altro, dove la condivisione e coniugazione dei desideri o delle necessità trova il suo epilogo nel risultato a volte personale, a volte comune.
Dobbiamo vivere attraverso il nostro desiderio libero di realizzazione, abbandonando per sempre schemi di gerarchizzazione e controllo, laddove, sempre, la nostra sovranità popolare viene contaminata e corrotta.
Al contrario, siamo noi che dobbiamo costruire e tutelare la nostra sovranità popolare, per condividerla attraverso la nostra libertà personale con ognuno di noi.
Dobbiamo essere come un virus che si propaga e contamina cellule vicine, trasferendo il proprio animus a quella successiva. Nello stesso modo dobbiamo trasferire questo nostro diritto alla partecipazione alla res publica, attraverso la libera condivisione di noi nella comunità.
Per questi motivi ogni singola persona dipende da qualsiasi altra nella costruzione di sé all’interno del mondo. Ogni persona deve raggiungere personalmente il proprio compos sui ovvero la propria piena padronanza di sè. La capacità di gestire ed armonizzare se stesso nella realtà del nostro tempo, per trasferire poi questa conoscenza agli individui attorno a sé.
Senza mai far dipendere le proprie azioni da soggetti imposti che pretendono, con l’arroganza del potere di controllare le vite degli uomini.
Gli schiavi vivono così, alle dipendenze di un padrone che punisce i loro errori e non cura le loro capacità o volontà di non più ricommetterli.
La padronanza di sé o compos sui è più di uno stile di vita è la capacità di creare la propria vita in un’armonia di significati attorno a noi che, ci mutano, rafforzano, assecondano ma sempre ci permettono di creare noi all'interno di uno schema comune.

Non farti governare.. Credi in te stesso.